Lo stesso Ryabkov non ha “escluso” né “confermato” la possibilità di ingaggiare le forze armate russe, con quel riferimento a eventuali missioni della marina a Cuba che riporterebbero davvero le lancette dellâorologio indietro nel tempo di esattamente 60 anni
BRUXELLES. â” Mosca chiude al dialogo con Usa e Nato, vista lâindisponibilità dellâOccidente a prendere in considerazione le sue preoccupazioni sullâallargamento dellâalleanza.
Ed evoca possibili missioni militari allâestero, ad esempio della marina, se gli Stati Uniti aumenteranno la pressione (si fanno i nomi di Venezuela e Cuba). Insomma, allâindomani del vertice Nato–Russia le nubi allâorizzonte, più che diradarsi, si addensano.
Il monito dellâOsce â” che a Vienna si è riunito per inaugurare la presidenza polacca – resulta dunque davvero cupo: “Ci troviamo davanti al più grande rischio di guerra in Europa degli ultimi 30 anni”.
Nata nel pieno della guerra fredda per ridurre le tensioni tra est ed ovest, lâOrganizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa avrebbe dovuto accogliere il terzo round di negoziati tra Russia e Paesi occidentali, allargando così il “cerchio del dialogo”, secondo la formula usata da Washington per descrivere la sua strategia di “engagement” con Mosca – tra le 57 nazioni dellâOsce ci sono dâaltra parte molti partner vicini alla Russia.
Ma il Cremlino ha tagliato corto, definendo i colloqui “infruttuosi”. Il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, che a Ginevra aveva capeggiato la delegazione negli incontri con gli Usa, non considera a questo punto utile “proseguire con i negoziati”, dato che lâOccidente non ha intenzione di discutere le richieste russe sulle “garanzie di sicurezza” presentate a dicembre. Mosca allora minaccia la scelta di “diversi mezzi e metodi” per proteggere i propri interessi, adottando un linguaggio molto più fosco di quello scelto negli scorsi giorni.
Certo, a pesare â” e molto â” câè anche la comparsa del disegno di legge del Senato americano sul “rafforzamento della sovranità ucraina” che, tra le altre cose, immagina possibili sanzioni anche contro il presidente Vladimir Putin in persona. “Questo equivarrebbe allâinterruzione della relazioni fra i nostri Paesi“, ha tuonato il portavoce dello zar Dmitry Peskov.
La duplice strategia degli Usa, bastone e carota, dialogo e sanzioni, non piace per nulla alla Russia. Anche perché le aperture di ieri della Nato, notano diverse fonti moscovite, si concentrano tutte su “dossier minori” lasciando immutato lo zoccolo duro del contendere. Così i toni cambiano. I funzionari russi parlano apertamente “di piani dâazione militari” consegnati a Putin per fronteggiare “un deterioramento della situazione in Ucraina”.
Lo stesso Ryabkov non ha “escluso” né “confermato” la possibilità di ingaggiare le forze armate russe, con quel riferimento a eventuali missioni della marina a Cuba che riporterebbero davvero le lancette dellâorologio indietro nel tempo di esattamente 60 anni.
La sensazione, allora, è che il balletto non possa continuare per sempre (Mosca chiede agli Usa “risposte scritte” entro una settimana). A Brest, dove si è tenuto lâinformale Difesa dei 27 paesi Ue, seguito da quello degli Esteri, il caso russo è finito al centro dellâattenzione. “É stata unâoccasione per uno scambio di vedute sul tema della sicurezza in Europa e come Europa siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità e imporre alti costi alla Russia se invaderà lâUcraina”, ha detto la ministra della Difesa francese Florence Parly, sottolineando che la “bussola strategica” è la vera priorità del semestre di presidenza transalpino.
“Abbiamo bisogno di unâUe che sia capace di parlare a una sola voce, difendere i propri interessi e i propri cittadini nel mondo e che sia libera dagli appetiti degli altri Paesi“, ha chiosato.
LâAlto rappresentante per gli affari esteri Ue, Josep Borrell, ha quindi ricordato il “perfetto coordinamento” tra Europa e Stati Uniti per quanto riguarda i negoziati con Mosca stroncando una volta di più i malumori per una presunta assenza dellâUnione dai tavoli che contano. Resta il fatto che gli “alti costi” per le eventuali scelte azzardate di Mosca restano confinate alle sfera “politico-economica”. Banalmente: se Putin muove i tank, gli ucraini se la dovranno vedere da soli.
(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA).